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venerdì 18 maggio 2012

Gravidanza e parto tra gli Mbuti




I cacciatori-raccoglitori mbuti vivono nella foresta pluviale di Ituri nella Repubblica Democratica del Congo. Per gli Mbuti il principio e la fine di tutto è la foresta. Il mondo degli Mbuti assomiglia a una 'sfera': il termine che essi usano per indicare la sfera è uno dei tanti con cui identificano l'utero. 

Il concepimento e il parto per le donne mbuti sono frutto dell'amore e della gioia, la gravidanza è vissuta con grande fiducia e il parto come un'avventura felicemente conclusa. Le donne mbuti partoriscono da sole o con un'amica e il caso di parti difficili è rarissimo.

Dopo i primi sintomi inequivocabili di gravidanza, la futura madre continua la sua vita quotidiana normale, quasi senza cambiamenti, fino al giorno del parto. Progressivamente, però, tende ad evitare quelle attività che la impegnerebbero troppo sul piano fisico e su quello emozionale. Durante gli ultimi mesi le donne hanno l'abitudine di andarsene da sole nella foresta a cantare la ninna-nanna al proprio figlio. Le madri mbuti infatti cominciano a trattare i propri figli come esseri intelligenti già tre o quattro mesi prima che vengano al mondo. Esse attribuiscono loro la medesima intelligenza degli adulti. Nelle ninne-nanne non vengono utilizzate cantilene di parole prive di senso, ma esse sono canti informativi e rassicuranti. In questo modo al nascituro che è ancora in grembo viene descritto sia il mondo fisico che quello sociale che a breve lo accoglierà. 

Nei giorni immediatamente precedenti al parto  la madre solitamente riduce quasi del tutto le proprie attività e, di norma, durante uno dei suoi solitari appuntamenti con la foresta, sceglie una liana da cui trarre l'ovatta nella quale sarà avvolto il figlio alla nascita. 
Le donne mbuti partoriscono da sole o con un'amica. Se la madre è sola, si accovaccia sulle anche o siede su un tronco. Se ritiene che ci possano essere delle difficoltà, si sdraia a terra, appoggiando i piedi contro un albero o contro i piedi di un'amica. I casi di parto difficile sono rarissimi: i piccoli vengono al mondo facilmente, accolti dalle mani della madre o di un'amica e immediatamente posti sul petto materno. Il cordone ombelicale non viene tagliato subito. Non esiste un momento preciso in cui effettuare il taglio: questo avviene dopo alcuni minuti o nel giro di un'ora. Il momento della nascita non è mai segnato da un pianto acuto e prolungato. Il neonato emette generalmente un paio di strilli e poi giace sul corpo della madre, esplora il suo corpo, ne sente l'odore e il calore, si attacca al suo seno. 


I bambini mbuti vengono al mondo accompagnati da una grande fiducia, la nascita è un meraviglioso viaggio che si conclude felicemente, in cui il bambino si sposta da un grembo a un altro assai simile al primo. Se la sua prima esperienza del mondo esterno glielo facesse apparire troppo dissimile dall'ambiente sicuro del grembo materno, la sua nascita sarebbe caratterizzata da un senso di incertezza e di timore. Questo 'modello educativo' viene uniformemente seguito anche dopo, nei passaggi successivi all'infanzia e all'adolescenza. Se la nascita fosse segnata dallo shock e dal timore e se la medesima insicurezza, la medesima necessità di affrontare l'ignoto si ripetesse periodicamente  durante tutte le fasi dell'esistenza, sarebbe legittimo pensare che la reazione di fronte a ogni situazione nuova non potrebbe essere che di timore, paura, ostilità, sospetto, aggressività. Gli Mbuti invece non hanno mai questo tipo di reazione. 
Perché mai un neonato mbuti dovrebbe imparare ad essere aggressivo, quando sta attaccato al petto di sua madre per un periodo anche più lungo di quello che ha passato in grembo, durante il quale la madre soddisfa tutte le sue necessità, proprio come accadeva prima della nascita? Certo, la nascita è avvenuta e con essa il distacco tra madre e figlio, ma le madri imbuti vivono questo distacco gradualmente, senza compromettere mai, nemmeno per un momento, la fiducia nella bontà complessiva della foresta-sfera-utero. Il fattore guida che regola costantemente il loro comportamento è questo: quando un neonato è posto di fronte a qualcosa di nuovo che non riesce a capire e reagisce piangendo, subito la madre se lo porta al seno, ripristinando la sensazione familiare di sicurezza e protezione.

fonte La politica della nonviolenza, Colin M. Turnbull, in Il buon selvaggio. Educare alla non aggressività, a cura di Ashley Montagu, 1999, Editrice A coop. sezione Elèuthera, Milano


2 commenti:

  1. Questo racconto è bellissimo! Non conoscevo la storia di questa popolazione...sono felice di averla letta qui. Grazie per le informazioni! Un abbraccio

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  2. Grazie, abbiamo molto da imparare dai popoli cosiddetti 'primitivi'!

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Grazie per le tue parole

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