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martedì 23 ottobre 2012

Linee guida per il ricorso al taglio cesareo: un passo verso l'assistenza alla nascita non medicalizzata



L'Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato nel gennaio 2012 le nuove Linee guida in merito all'appropriatezza delle pratiche chirurgiche nell'assistenza alla nascita, ossia il ricorso al taglio cesareo durante il parto. 

In Italia si taglia troppo: il ricorso al taglio cesareo è frequentissimo, si è passati dall'11% del 1998 al 38% del 2008. Davvero tanto rispetto alla media europea che registra valori inferiori al 30% (15% in Olanda, ma si sa, l'Olanda è l'Olanda!...). L'Oms stima intorno al 10-15% la reale necessità di eseguire un taglio cesareo.   Perché allora si ricorre così spesso alla chirurgia?

Si tratta di un fenomeno molto complesso e per iniziare ad invertire questa tendenza bisognerebbe agire su più livelli: rivedere l'organizzazione dei punti nascita, disincentivare gli eccessi di medicalizzazione, formare gli operatori sanitari per modificarne i comportamenti, coinvolgere in un dibattito attivo le donne e le coppie che  stanno vivendo l'esperienza della maternità. 

La gravidanza non è una malattia. Il parto non è un evento che necessita di cure mediche: l'assistenza alla nascita non medicalizzata è un valore e come tale dovrebbe essere diffuso tra gli operatori. Il percorso di una  gravidanza fisiologica non può e non deve essere il medesimo di una gravidanza a rischio. 


La novità più grande che apportano le linee guida riguarda l'aver evidenziato come alcune pratiche che si effettuano nel corso dell'assistenza al travaglio possano rendere più o meno probabile il ricorso al taglio cesareo. Si può, ad esempio, rendere meno frequente il ricorso al taglio cesareo evitando l'induzione del travaglio prima delle 41 settimane, ma anche offrendo un  sostegno emotivo continuo durante il travaglio, riducendo così non solo la probabilità di taglio cesareo, ma anche quella di parto operativo, ventosa, o altri interventi medici tipo analgesia o anestesia. 

Questo apre uno spiraglio importante: tali riflessioni e buone pratiche dovrebbero essere diffuse, conosciute e applicate da più professionisti possibili in modo tale da  creare un clima di attenzione maggiore all'evento del parto nella sua fisiologia. 

Anche le donne e le coppie dovrebbero fare la propria parte: conoscere la fisiologia della gravidanza e del parto, informarsi per avere strumenti di orientamento e di consapevolezza, sapere che la maternità non è una malattia, ma una fase della propria vita, come la sessualità o l'allattamento, avere fiducia nelle capacità del proprio corpo di far fronte agli eventi che lo vedono protagonista.


2 commenti:

  1. Ciao Francesca,
    mi fa piacere che tu affronti un problema così complesso e importante, del quale condivido in pieno l'importanza. Ne ho accennato anche io in questo post http://artemamma.blogspot.it/2012/04/arriva-la-mappa-del-parto-casa-alcune.html,, nel quale cito anche la testimonianza di un'ostetrica piuttosto amareggiata di fronte alla scarsa consapevolezza della magia dell'evento nascita.
    Purtroppo viviamo in una società dominata dalla fretta, dal profitto e dal maschile, per quanto possa tornare scomodo ammetterlo. E questo tipo di società mal tollera di riconoscere alla donna un potere che è naturale e, come tale, non controllabile, se non attraverso la sua mutilazione.
    Buona serata,
    a presto!
    :-))

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  2. Molto interessanti anche il tuo articolo e la testimonianza dell'ostetrica. Purtroppo spesso siamo noi donne a non essere coscienti del nostro potenziale e a volere una nascita medicalizzata. Troppo spesso siamo le prime a volere la mutilazione di cui parli. Certo un cambio di prospettiva nel personale sanitario è irrinunciabile e innescherebbe una spirale virtuosa, ma siamo noi a dover invertire la rotta. Solo se una persona è informata e consapevole può scegliere per sé.
    L'ostetrica che citi coglie nel segno: molte donne non sono motivate ad affrontare il parto naturale e questo è semplicemente un peccato. Un peccato per loro e per i loro neonati e per quello che perdono. E' davvero illuminante la riflessione sulle cellule staminali del cordone ombelicale. E' semplicemente assurdo quello che avviene, non ci avevo mai pensato.
    Il parto è stato l'evento più vero e forte della mia vita, è stato un rito, è stato meraviglioso nella sua potenza e credo che la scelta di partorire a casa mia insieme al mio compagno e alle due ostetriche che ci hanno accompagnato sia stata la condizione indispensabile perché ciò avvenisse.

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Grazie per le tue parole

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