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venerdì 19 aprile 2013

Un anno


E' passato un anno da quando ho iniziato a scrivere questo blog. Ho usato questo spazio per riflettere una parte di me e del mio essere mamma: inevitabilmente solo una parte, perché il linguaggio scritto trasmesso attraverso il web è un linguaggio in cui ciascuno sceglie di descrivere una parte di sé, tralasciando spesso tutte le altre.

Alle mie esperienze di mamma si è aggiunta la mappa del parto a casa: un progetto in corso che mi ha fatto conoscere, seppur virtualmente, tante ostetriche che lavorano in tutta Italia e con le quali ho sentito spesso di condividere un percorso.

Durante questo anno il blog ha ricevuto molte visite, e questo mi ha fatto grandissimo piacere.

Per festeggiare insieme questo anno di blog, vorrei regalare una mia foto a chi passa di qui. Mi piacerebbe conoscere chi c'è dall'altra parte dello schermo: se ti va, lascia un commento a questo post, spedirò a casa tua una mia fotografia in formato cartolina!

Buon weekend a tutti!

giovedì 11 aprile 2013

Il valore politico di una scelta


Perché partorire a casa oggi? 

La risposta di una donna, mamma di due bambine nate a casa. Condivido pienamente le sue parole e ringrazio le ostetriche della Casa Maternità Il Nido di Bologna per aver condiviso con me, e con voi, la lettera che pubblico di seguito.

Buongiorno, 
sono qui come campione di genere umano, sesso femmina, genitore di due figlie nate, per fortuna, senza particolari patimenti.  
Per fortuna, in parte per fortuna in parte per scelta.  
Per fortuna perché sicuramente ci sono cose che non possiamo sapere né governare e per quelle poco possiamo fare... 
Per scelta perché credo che ci si possa aiutare molto, credo che ogni donna abbia il diritto di scegliere come partorire a che la struttura sanitaria dovrebbe aiutarla in questo, cosa che purtroppo accade molto di rado, per lo meno a Modena dove è la mia esperienza.  
Credo che la scelta di come gestire il dolore per una donna dovrebbe essere cosciente e, in corsi pre-parto in cui si parla solo dell'elenco dei materiali da portare in ospedale e il rilassamento è un'ostetrica che legge con tono annoiato una approssimativa lezione lezione di “rilassamento per gestanti”, non ci si prepari granché a quello che sarà.  
Questo lungo preambolo per dire che credo che il più efficace mezzo per gestire il dolore del travaglio e del parto sia un magistrale connubio di coscienza e fiducia in chi ti assiste. 
La maggior parte del dolore è paura, paura delle ossa che si spostano, del dolore non si sa dove possa arrivare, paura di non avere controllo, di non sapere.  


Non credo che il mio primo parto si sarebbe potuto concludere fisiologicamente se al posto del mio compagno, il mio letto, la mia vasca da bagno, il mio water, il mio vaso di miele e quello di nutella e soprattutto al posto delle persone che io avevo scelto per me, delle persone di cui mi fidavo, che mi conoscevano, sapevano muoversi come gatti nella mia casa, invisibili e sempre presenti capaci di sapere sempre cosa dirmi, come mettermi come aiutarmi. Ecco, se al posto loro ci fosse stato un gruppo di specializzandi tipo Grey's Anatomy che mi guardavano sotto la coda con interesse scientifico, un cambio di turno di ostetriche o anche due e tutte le volte a dire “buon giorno- buonasera- come si chiama- a che punto siamo- ma sì diamoci del tu” e invece che pensare a me stessa mi tocca di ricordare come si chiama l'ostetrica.  
Non credo che sarei riuscita a trovare il coraggio per farcela.   
Stessa cosa il secondo, completamente diverso: forse avrei vinto una episiotomia al punto croce. 
Come dire, se devo passare una gran brutta nottata, visto che di quello si tratta, posso al meno passarla come mi pare? Non dovermi preoccupare di dove sono, di quella cosa che sicuramente ho dimenticato a casa.  
Posso rifugiarmi nella mia tana, dove sono al sicuro? Dove il mio uomo mi ama e mi può aiutare? Dove le ostetriche possono aspettare tutto il tempo di cui ho bisogno e indovinare chi sono dai mie libri e dai miei quadri e sapere come assistermi. 

Assistere è diverso da guarire o curare un male, assistere è avere cura.  
Come posso essere sicura e fidarmi di estranei e non chiudermi come un ostrica che se poi mi chiudo da sotto tocca di aprirmi con l'apriscatole se già al consultorio devo controllare con 100 occhi che la mia gravidanza sia seguita come la MIA gravidanza e non “secondo la prassi”? 

Questa non è una critica alle ostetriche che lavorano in ospedale o in consultorio che spesso lavorano con orari stremanti, in condizioni faticose e loro per prime non possono agire al meglio se hanno a che fare con cartelle prima che con donne.  
Non voglio prendere la bandiera eco-qualcosa-new age, non voglio dire che ci sia bisogno di schiattare a tutti i costi o cose poetiche tipo che il dolore del parto è estatico. 
Credo siano ampie corbellerie, credo solo che si potrebbero evitare sofferenze aggiuntive per le donne e per i nascenti, rischi di vario tipo e genere, spese ingenti da parte del servizio sanitario assistendo le donne come persone e non come pazienti.  
Se tutte quelle di noi che hanno una gravidanza fisiologica e una abitazione che lo permette (tipo col riscaldamento, l'elettricità e l'acqua potabile) fossero assistite a casa propria, o in casa maternità che comunque è una struttura molto agile, allora negli ospedali ci sarebbero le risorse umane ed economiche per gestire immediatamente le urgenze, ci sarebbero gli anestesisti pronti, riserve di epidurale per parti problematici e sale parto libere per cesarei d'urgenza. 


Se tutte fossimo assistite nella nostra tana, da persone che ci conoscono, con cui ci siamo reciprocamente scelti avremmo meno bisogno di cancellare il dolore, il dolore c'è, esiste, può essere gestibile. 
Non da soli.  
Non tra estranei.  
Non con le pareti verdi, la luce al neon, le viste tipo ronda.  
Non con la puntura della salvezza. 
Se Vianella ed Annalisa non mi avessero insegnato a non avere paura sarei sicuramente una madre diversa, in tutto una persona diversa.

Casa Maternità Il Nido
Via delle Borre, 9 40131, Bologna
051.6350911

In tanti anni di assistenza alle mamme e ai bambini, abbiamo avuto il privilegio di osservare ed ascoltare la fisiologia grazie al desiderio di molte donne di accogliere i loro cuccioli nella loro casa. Un ambiente sano che parla di loro. Seguendo le donne da più di vent'anni nella continuità dell'assistenza, abbiamo potuto conoscerle, abbiamo potuto osservarne i cambiamenti dovuti ai grandi mutamenti sociali che le/ci hanno riguardato. Nonostante questo è certo che i bisogni delle donne nel dare alla luce i propri bambini, da qualunque latitudine esse arrivino, con qualunque appartenenza esse si identifichino, sono quelli legati ai loro cicli vitali, al loro desiderio ancestrale di contenimento e di partorire in un ambiente protetto e pieno d'amore.

Le ostetriche Monica Padovani, Annalisa Pini, Vianella Gnan, Elisa Serenari 


giovedì 4 aprile 2013

L'arte del maternage di mia nonna


Confrontando la mia esperienza di maternità con quella di mia nonna, ho trovato moltissimi aspetti comuni, come a dire che c'è stata una sola generazione di mezzo che ha in qualche modo negato quelle pratiche naturali e 'maternali', che si tramandano da generazioni di donne. 

Mia nonna, come me, è stata accompagnata da un'ostetrica prima, durante e dopo il parto;
Mia nonna, come me, ha partorito tra le mura di casa sua (2 figlie su 3); 
Mia nonna, come me, ha dormito a lungo con le sue figlie, allattandole a letto; 
Mia nonna, come me, ha allattato a lungo;
Mia nonna, come me, usava i pannolini lavabili;
Mia nonna, come me, ha svezzato le sue bambine naturalmente, offrendo il cibo in modo complementare al proprio latte e offrendo il cibo della famiglia e non quello specifico per neonati;
Mia nonna non ha portato con la fascia, ai suoi tempi la fascia porta bebè non esisteva: le donne della mia valle usavano il gerlo, nel quale mettevano i piccoli per trasportarli quando andavano a lavorare nei campi o quando si spostavano per tragitti lunghi.

Bello no? 

Scoprire che tante parole come maternage, accudimento ad alto contatto, svezzamento naturale, co-sleeping non sono solo etichette contemporanee e un po' di moda, ma pratiche millenarie facilmente rintracciabili nei nostri album di famiglia.


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