In contesto biomedico il corpo della donna incinta è sempre più un corpo sottoposto allo sguardo pubblico. La dimensione privata della gravidanza, ad esempio la sensazione dei primi movimenti del bambino oppure la percezione della vita che si forma dentro di sé, è stata sostituita da una dimensione pubblica, in cui bisogna essere 'dichiarate' incinta e in cui la prova della gravidanza non è più nell'intimità del rapporto tra madre e figlio, ma nell'esecuzione di un test chimico.
La medicalizzazione del parto ha reso meno importante, sia nella madre, sia nel personale sanitario, l'esperienza sensoriale che avviene all'interno del corpo femminile, a vantaggio di ciò che è visibile, magari attraverso un'ecografia. Viene a mancare la percezione tattile della gravidanza, a vantaggio di quella ottica. Viviamo con "l'ossessione razionalistica della visibilità" convinti che il corpo è ciò che può essere visto e osservato.
fonti
Barbara Duden, 1994, Il corpo della donna come luogo pubblico. Sull'abuso del concetto di vita, Torino, Bollati Boringhieri
Mariella Combi, 2000, Corpo e tecnologie. Simbolismi, rappresentazione e immaginari, Roma, Meltemi
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