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giovedì 20 dicembre 2012

Biscotti da appendere e biscotti da regalare


Abbiamo decorato l'albero di Natale con biscotti, nastri, palline e luci. 
La ricetta dei biscotti è quella di mia nonna: sono biscotti molto leggeri, veloci da fare e facili da lavorare. Ho  finalmente scoperto il trucco per  appenderli: basta forarli con una cannuccia, il buco che si fa è abbastanza grosso da non chiudersi in cottura.

Biscotti da appendere all'albero di Natale
600 g di farina
200 g di zucchero
100 g di olio
4 uova
1 bustina di lievito
succo e scorza di un limone
un pizzico di sale

Mettere la farina a fontana sul banco, aggiungere al centro lo zucchero, l'olio e la scorza e amalgamare. Aggiungere le uova e incorporare la farina. Lavorare l'impasto fino ad avere una bella consistenza elastica. Stendere la pasta a 4-5 mm e tagliare i biscotti. Trasferire i biscotti sulle teglie, praticare u foro in ciascuno con una cannuccia e infornare 10-15 minuti a 180°. 

Ovviamente i biscotti sono a prova di goloso e di bambino!


In questi giorni ho fatto anche i pani dolci tipici della mia valle e altri biscotti da regalare. 


Pizzi di frolla alla vaniglia
(ricetta presa da Sale&Pepe Living di Dicembre 2012)

250 g di farina
150 g di burro
150 g di zucchero a velo
2 tuorli
vaniglia
un pizzico di sale

Mettere la farina sul banco e miscelarla con lo zucchero e la vaniglia. Aggiungere il burro a pezzetti e sabbiare l'impasto. Aggiungere i tuorli e il sale e lavorare il composto fino ad ottenere una consistenza compatta. Lasciare riposare la pasta in frigorifero per un'ora. Stendere la pasta ad uno spessore di 2-3 mm, tagliarla a strisce e trasferirle sulle teglie. Tagliare i biscotti con un coppapasta ( o meglio con un tagliabiscotti smerlato, ma io non ce l'ho), eliminare i ritagli e decorare i dischetti con forellini e taglietti usando piccole cannucce e bocchettine da pasticceria. Passare i biscotti ancora 10 minuti in frigorifero e poi cuocerli a forno caldo a 180° per 5-6 minuti. La ricetta originale prevede di spolverarli di zucchero a velo, io non l'ho fatto perché li incarto.


Francobolli di sesamo e cioccolato

500 g di farina
200 g di burro
200 g di zucchero
2 uova
la scorza di un limone
1 bustina di lievito (io ho usato 10 g di ammoniaca per dolci)
un pizzico di sale
1 tavoletta di cioccolato fondente al 70%
tantissimo sesamo

Mettere la farina con il lievito a fontana sul banco, aggiungere al centro lo zucchero, la scorza e il burro e lavorarli. Aggiungere le uova e incorporare la farina, lavorando la pasta fino a che è compatta. A questo punto aggiungere il cioccolato a scaglie e il sesamo. Stendere una parte di impasto, rifilare i bordi e tagliare i biscotti con un tagliapasta dentellato. Infornare 10-15 minuti a 180°.

Anche voi amate regalare biscotti o altri prodotti fatti in casa?


mercoledì 19 dicembre 2012

Maria Pia Pandolfo - Palermo


Perché partorire a casa oggi?

Rispondo con grande gioia a questa domanda perché è la dimostrazione che c'è movimento in un ambito in cui le donne fino a poco tempo fa hanno delegato totalmente a noi medici, ossia l'evento nascita... Aspetto questo momento storico da 33 anni..... 
Il mio primo stage risale al lontano 1978, anno in cui a Novi Sad , in Iugoslavia, decisi che avrei fatto di tutto per alleviare il massacro che ci insegnavano essere giusto per le donne, negli ospedali di allora.  
Dopo 10 anni di lavoro in ospedale a Palermo, dove le cose ancora oggi vanno sempre peggio, con le donne costrette a non scendere dal letto durante il travaglio perché devono stare collegate al cardiotocografo, decisi di lasciare la sicurezza del reparto e di avventurarmi nella libera professione, continuando a lavorare in pronto soccorso. Mi sono specializzata in Ginecologia ed Ostetricia nel 1985 e dal 1990 assisto parti a casa, in acqua, nella gioia e nel rispetto per la mamma e per il bimbo, cercando di diffondere il messaggio che ogni corpo di donna sa partorire come respirare, che necessita solo del giusto sostegno per non lasciarsi sopraffare dalla comprensibile paura dell'ignoto.  
L'incontro con Francesco Vinci, psicomotricista , mi ha permesso di creare a Palermo una realtà che credo non esista in altri posti. Ho cominciato ad occuparmi di floriterapia di bach, di omeopatia, di omotossicologia, fino a quando ho incontrato la medicina omeosinergetica, che, con il lavoro di Integrazione Posturale incoraggia l'espressione delle emozioni. 
L'unione delle nostre competenze ha fatto sì che oggi le nostre mamme siano assistite con un riguardo particolare alla sacralità della nascita, al ruolo del padre e al significato della placenta.  
Lavoriamo in Sicilia ,ma non solo, perché visitiamo anche a Roma, a Ferrara, a Reggio Emilia e tra breve anche a Faenza e Riccione. Per assistere i parti ci spostiamo ogni volta che possiamo e abbiamo vissuto una meravigliosa esperienza da poco sul lago d'Orta, in Piemonte.

Maria Pia Pandolfo
via Quintino Sella, 62 - Palermo
Tel. 091 321489
mariapia.pandolfo@libero.it

lunedì 17 dicembre 2012

Non rientro al lavoro

Ho comunicato all'azienda per cui lavoravo che non rientrerò.O meglio, che non accetto le condizioni alle quali mi viene rinnovato il contratto.

Collaboro con il mio ente dal 2008. L'anno scorso, non appena ho comunicato di essere incinta,  mi è stato rinnovato il contratto, ma sono stata trasferita in una sede in un'altra provincia, a un'ora e mezza di macchina da casa, e sono stata invitata ad avvalermi della maternità anticipata. Anche quest'anno mi è stato proposto il rinnovo del contratto, ovviamente alle medesime condizioni.

Per me non è accettabile viaggiare 3 ore al giorno per andare al lavoro. Per me non è accettabile lavorare a 70 chilometri da casa. Per me no.

La decisione di non accettare queste condizioni era chiara da tempo. Ma nel momento in cui l'ho dovuta comunicare, mi si è rivoltata contro. Quella serenità e chiarezza che mi ha accompagnata per mesi si è trasformata in un senso di fallimento. Perdere il lavoro che hai costruito in anni, abbandonare la sicurezza del posto (più o meno) fisso, rifiutare un contratto... Tutte stanno rientrando a lavoro e io no...

Insicurezza, impotenza, nervi tesissimi

Sono convinta che questa sia la scelta giusta, ma tutta la nebbia che ho davanti a tratti mi fa paura... a tratti invece mi sembra un'incredibile opportunità per migliorare. 


venerdì 14 dicembre 2012

Emanuela Banchetti - Macerata


Perché partorire a casa oggi?

Perché è forse l'unico modo in cui una donna riacquista fiducia nel suo corpo, se ha subito un trauma o un cesareo...  perchè per chi vive una prima esperienza, la sceglie ascoltando se stessa e il volere del proprio bambino.
Perché il corpo della donna e del bambino devono essere rispettati, protetti, accuditi e sostenuti in un percorso di salute; perché la coppia e il bambino siano al centro della loro esperienza e la possano vivere a pieno da protagonisti. 
Perché per una donna e un bambino in salute è molto più sicuro partorire in casa dove è possibile offrire un forte sostegno relazionale ed emotivo oltre che fisico, senza però dimenticare che chi assiste è competente nel gestire situazioni di emergenza e ha con sé tutto la strumentazione necessaria, oltre che avere una rete di collegamento adeguata con il 118 e l'ospedale di riferimento.  
Perché ogni donna è in grado di partorire e ogni bimbo di nascere se il loro corpo e i loro tempi vengono rispettati. Perché partorire in casa vuol dire scegliere i tempi e i modi del parto e anche i tempi di accudimento del bambino, del contatto, del bonding, del taglio o non taglio del cordone, dell'allattamento... 
Perché la coppia può vivere al 100% il pre, la nascita e il post senza intromissioni e questo è sicuramente una grossa forma di potenziamento della relazione! Perché per i padri, a mio avviso, è un momento di estrema e importante relazione sia con la compagna che con il bambino e un parto in casa permette loro di viverlo in prima linea...tanti papà accolgono i loro bambini alla nascita, in ospedale questo non potrebbe mai accadere. 
Perché le ostetriche che assistono sorvegliano ma non si intromettono!  

Emanuela Banchetti
Via Giulio Cesare 10/A, San Vittore, Cingoli (MC)
347 3616047
emanuela@partoadomicilio.it  

Mi chiamo Emanuela, sono mamma di Fiamma, nata a casa, a lume di luna piena, nell'agosto del 2010. Sono ostetrica dal 2007, laureata alla facoltà di Ancona. Già nel 2006 ho iniziato la formazione extra-accademica, presso la Scuola Elementale di Arte Ostetrica e il MIPA, per conoscere ciò che l'Università non mi offriva: la fisiologia. Vivere questo percorso in parallelo mi ha dato la possibilità di scegliere il modo di lavorare che più mi piace e cioè esercitare la libera professione nella continuità dell'assistenza.

Questo vuol dire che seguo le coppie dal preconcepimento all'anno di vita del bambino, sia attraverso l'assistenza domiciliare, che attraverso i gruppi pre e post natali, sia a casa delle famiglie, che presso l'Associazione il Melograno di Jesi, che ho fondato insieme ad altre ragazze.

Mi sposto, in collaborazione con la mia collega Sara Massaccio, anche lei formata alla scuola Elementale di Firenze, in tutta la regione Marche, prevalentemente nella provincia di Ancona e Macerata, Fermo e Ascoli (raramente in Emilia ed Abruzzo) promuovendo la nascita naturale, la libertà di scelta e il protagonismo della coppia, affinché ciò che è naturale e normale diventi una possibilità concreta.

mercoledì 12 dicembre 2012

Allattamento prolungato?


Arriva per tutte il momento di sentirsi dire "Allatti ancora?" "Hai ancora latte?" "Le dai ancora il tuo?" e la cosa più imbarazzante è quando te lo chiede il tuo pediatra... Anche lui non sa che la produzione di latte è regolata dal meccanismo della domanda e offerta, per cui se il bambino continua a succhiare tu continui ad avere latte, semplice.

Associare l'aggettivo prolungato all'allattamento mi lascia qualche perplessità: prolungato rispetto a cosa? C'è un momento in cui l'allattamento deve essere interrotto? C'è un termine oltre il quale non è possibile andare? Chi stabilisce quando interrompere o prolungare l'allattamento?

La durata dell'allattamento materno dipende da fattori individuali, sociali, culturali e storici. La durata dell'allattamento al seno viene decisa dal contesto sociale e culturale in cui vive il bambino. Nella nostra società pare ovvio interrompere l'allattamento non appena il bambino si è abituato a mangiare diversi cibi e bere latte dal biberon. In questo modo si considera l'allattamento un fatto esclusivamente nutrizionale e per di più abbastanza irrilevante, tale da poter essere tranquillamente sostituito con altri cibi. Questo avviene spesso con l'avvallo degli operatori sanitari, nonostante anche gli organismi internazionali come Oms e Unicef si siano pronunciati sul fatto che il latte materno sia l'alimento principe per i primi sei mesi di vita e che rimanga un  alimento estremamente importante nella dieta del bambino almeno fino ai due anni.

Il latte è cibo specie-specifico, ossia ogni mammifero produce il latte perfetto per il proprio cucciolo. Quando interrompiamo l'allattamento e diamo da bere al nostro bambino latte formula o latte vaccino, non facciamo altro che sostituire il latte materno, che è l'alimento specie-specifico per il mammifero uomo, con una bevanda prodotta industrialmente che ne riproduce la composizione e le proprietà, oppure con il latte di un altro mammifero.

Ma l'allattamento non ha solo una funzione nutritiva:

[...] l'allattamento dei cuccioli, peculiare espressione dei mammiferi da circa duecento milioni di anni, è la manifestazione di un legame che va ben oltre il semplice aspetto fisiologico e assume una dimensione comportamentale di relazione d'amore con il mondo circostante. Nella specie umana la deprivazione affettiva e ben più grave ai fini della salute globale di una deprivazione di cibo1.

L'allattamento è una relazione a due, è un atto d'amore reciproco e un soddisfacimento di bisogni reciproci. Nessuno se non la madre che allatta e il suo bambino possono prendere decisioni in merito alla sua prosecuzione o interruzione. 


1 Luciano Proietti, Figli Vegetariani. Come allevare i figli dall'infanzia all'adolescenza con la dieta vegetariana, Edizioni Sonda, Casale Monferrato, 2012:88



venerdì 7 dicembre 2012

{this moment}

 . . . . . . . . . . 

{this moment} - A Friday ritual. A single photo - no words - capturing a moment from the week. A simple, special, extraordinary moment. A moment I want to pause, savor and remember.


If you're inspired to do the same, leave a link to your 'moment' in the comments for all to find and see.
 . . . . . . . . . .


da un'idea di SouleMama


mercoledì 5 dicembre 2012

Verena Schmid - Scuola Elementale di Arte Ostetrica


La voce di oggi è quella di Verena Schmid, ostetrica professionale di esperienza trentennale, che ha fondato e dirige la Scuola Elementale di Arte Ostetrica


Perché partorire a casa oggi?

Il parto a domicilio oggi risponde a un bisogno di vivere la nascita del proprio bambino o bambina in modo individuale, naturale, anche sessuale e senza il rischio di interventi medici senza indicazioni.

L'assistenza continuativa delle ostetriche che assistono il parto a domicilio garantisce una reciproca conoscenza e rende possibile l'attivazione delle risorse di salute per vivere al meglio la gravidanza, il parto e il puerperio (primi 40 giorni), sempre accompagnati dalla stessa persona. L'ospedale fa da back up in caso di necessità mediche e contribuisce a rendere il parto il più sicuro possibile. 

Il nostro servizio primario è quello di formare le ostetriche nelle tecniche del parto fisiologico e nella continuità dell'assistenza. Stiamo costruendo un nuovo ampio servizio di accompagnamento e assistenza alla maternità e alla salute della donna che tra pochi mesi verrà illustrato su www.marsupioscuola.it.


Verena Schmid
www.verenaschmid.eu

Verena Schmid ha svolto assistenza nei parti a domicilio e parallelamente in consultorio, si è occupata di screening delle gravidanze fisiologiche, consulenze e accompagnamento delle gravidanze problematiche, corsi pre e post parto.
Appassionata di fisiologia, l’ha studiata partendo dalle donne e spaziando in tutte le discipline mediche e umanistiche. Oggi si occupa di formazione specialistica internazionale e promozione di una cultura della nascita e della vita vicino alle donne insegnando, scrivendo articoli e libri e facendo conferenze.


Scuola Elementale di Arte Ostetrica
Via Pier Capponi, 17
50132 Firenze, Italy
tel. e fax 055 576043
info@marsupioscuola.it
Skype scuolaelementalecorsi

martedì 4 dicembre 2012

Prime febbri, primi raffreddori e pianti tristi

Sapevo che sarebbe arrivato questo momento e infatti eccoci qui: prima febbriciattola sabato, subito scomparsa, poi voce roca, nasino che cola e tanti, tanti pianti, di giorno e di notte. 

Qual è la nostra cura?



Omeopatia, fascia porta bebè e tante, tante tante coccole (e tanta tanta tanta stanchezza!).

domenica 2 dicembre 2012

giovedì 29 novembre 2012

Le Custodi della Nascita - Ancona e Pesaro Urbino


Perché partorire a casa oggi?

Riteniamo sia una scelta estremamente intima e dalle mille sfaccettature... ogni donna risponderebbe probabilmente in modo diverso!
E' una scelta che non segue le mode del momento, né dovrebbe essere fatta perché si "va contro al sistema ospedaliero" ma è un'esigenza che nasce da dentro e che molte volte è la nuova vita che portiamo dentro che ci chiede di percorrere questa strada.
Strada che porta a un profondo ascolto di noi stesse, dell'esigenza di una donna che sarà, è madre. Strada che porta all'ascolto dei bisogni dell'essere coppia e soprattutto all'ascolto del cucciolo che cresce dentro di noi. E' un percorso in cui protagonisti di una nuova nascita sono la mamma, il papà e il bambino, un viaggio in cui si lavora insieme per arrivare ad essere pronti nel corpo e soprattutto nel cuore a NASCERE.

Le donne ci dicono di fare questa scelta perché ritengono la loro casa, il loro nido, il luogo più sicuro, più intimo e protetto. 

Perché non vogliono separarsi dai bimbi più grandi (e in alcuni casi dal cane dal gatto...che molte volte partecipano in modo sorprendente!). 
Perché solo avvolte nei loro odori, colori, rumori si sentono sicure e pronte ad accoglier una nuova vita.
Perché il bimbo in pancia ha espresso il desiderio di nascere entrando nei loro sogni di notte.

Perchè molto spesso hanno avuto precedenti esperienze ospedaliere difficili e questo crea la paura di non farcela.
Perchè vogliono farcela da sole, con i loro ritmi, con i loro modi.
Perché vogliono essere rispettate senza inutili imposizioni.

Noi come Custodi della Nascita abbiamo il compito di accompagnare, tutelare e sostenere le donne e le coppie in questa scelta durante tutto il percorso.


Le Custodi della Nascita
Ancona - Pesaro Urbino

338 1092000 (Giorgia Tiz)
lecustodidellanascita@yahoo.it

Giorgia Tiz - Fabriano
Giorgia Giacomini - Senigallia 
Ilaria Marcuzzi - Fano
Tatiana Camillucci - Fano

Siamo quattro ostetriche libere professioniste che hanno deciso di lavorare insieme.  Ci siamo conosciute un po' per caso, ognuna con esperienze lavorative e di vita diverse per poi non lasciarci più..siamo una famiglia allargata! Ci piace vederci così, sorelle, amiche..compagne di vita e lavoro.

La nostra attività prevalente è l'assistenza al parto a domicilio, l'accompagnamento alla una nascita il più possibile consapevole, naturale e indisturbata. Ci muoviamo nella regione marche, principalmente nella
provincia di Ancona e Pesaro Urbino.

Organizziamo anche incontri di accompagnamento di gruppo, (gran parte delle volte a casa di mamme) e di coppia lavorando con visualizzazioni, canto carnatico, movimento e massaggi.


Leggere per


Leggere per fare scelte consapevoli.


Roberto Gava, Le Vaccinazioni Pediatriche. Revisione delle conoscenze scientifiche, Salus Infirmorum, Padova, 2006


Leggere per – Un’iniziativa Equazioni.org per trasmettere e diffondere l’amore e l’importanza della lettura

martedì 27 novembre 2012

La Cicogna a Biella e Novara


Perché partorire a casa oggi?

Ecco la risposta di Laura  Rosati, l'ostetrica che ci ha accompagnati durante la gravidanza e la nascita di Emma.

Subito, come i bambini, mi viene da dire perché è bello, poi è chiaro che dobbiamo entrare nello specifico. Provo a rispondere dal punto di vista dell’ostetrica, che assiste parti a casa da trent’anni e come mamma che ha partorito a casa due volte: mi accorgo che però le risposte tante volte possono essere comuni.

Perché partiamo dal presupposto che la nascita non sia una malattia, al contrario una piena risposta di un corpo in salute.

Perché vogliamo un parto in sicurezza. La madre, perché ne va della sua vita, della sua salute e quella del proprio bimbo. L’ostetrica, perché ne va della sua vita professionale, ma anche personale e famigliare. La mamma cercherà di mantenersi in salute il più possibile, potenziando al massimo il corpo e la mente. L’ostetrica cercando di conoscere al meglio la donna durante la gravidanza, valutare se ci sono le condizioni di fisiologia e poter utilizzare gli strumenti a sua conoscenza dettati dalla sua preparazione ed esperienza per assisterla al meglio durante il parto;

Perché il parto fa parte della riproduzione, quindi dell’affettività e della sessualità. Emozioni e comportamenti privati che devono essere tutelati dalla massima privacy, per questo non c’è posto migliore che la propria casa;

PerchP il padre può avere un ruolo autentico di sostegno e di accompagnamento della propria compagna nel parto;

Perché se arriva un fratellino. Il bambino, o bambini già della famiglia potranno accogliere il nuovo nato nel migliore dei modi, senza vivere momenti troppo lunghi di separazione con mamma e papà;

Perché anche la geografia dei luoghi avrà una valenza diversa. Io quando vado in giro mi ricordo di tutte le case dove è nato un bambino e mi riempie di gioia ricordare la storia che ogni luogo mi ricorda. Io sono nata a casa, i miei figli pure ed è bello sapere che abbiamo iniziato proprio in un posto così personalmente riconoscibile;

Perché dopo un parto posso guardare negli occhi quella donna e scambiarci qualcosa di nostro, di condivisione femminile che prima non sarebbe stata possibile;

Perché dopo un parto ho partecipato alle più belle feste. Dopo i parti quasi sempre si mangia insieme, cala la tensione emotiva e si ride veramente di gioia tutti insieme;

Perché ora dovrebbe essere più facile e più sicuro. Ci sono case comode e pulite, controlli prenatali che ci aiutano a capire se la gravidanza è fisiologica e reparti di maternità che ci accolgono nel caso in cui ci sia una deviazione dalla normalità;

Perché la nostra casa è più sicura dal punto di vista batteriologico. Ci sono i nostri germi che già hanno fatto conoscenza con noi. Negli ospedali, nonostante l’igiene, c’è una carica batterica maggiore per il grande afflusso di persone sane e ammalate;

Perché in una casa c’è sempre tutto quello che serve per un parto, spazi e suppellettili. Diventa una perfetta navicella spaziale per isolarsi e accogliere il bambino;

Perché per le mamme che lo desiderano diventa l’ambiente migliore per sprigionare i propri ormoni e potenziare le proprie competenze e di conseguenza anche quelle del proprio neonato;

Perché a casa, con il disturbo ridotto al minimo, l’inizio dell’allattamento spesso è facilitato;

Perché ho l’occasione di andare in case dove trabocca gioia e la gente si sente in pace con il mondo e un po’ ne porto a casa anch’io.


Grazie infinite Laura.


Associazione di promozione sociale per il sostegno della maternità e la promozione di una genitorialità consapevole

a Ronco Biellese, Via Chiebbia 12, presso lo studio dell'ostetrica Laura Rosati
015 562985   389 1330050

a Novara, Via della Grazie 6, presso studio dentistico Viana
0321 478225   339 8107742


domenica 25 novembre 2012

lunedì 19 novembre 2012

Cordone ombelicale e cellule staminali


Dopo la nascita del bambino, nella routine ospedaliera, la recisione del cordone ombelicale  è pressoché immediata, mentre fisiologicamente il cordone smette di pulsare quando il  neonato è pronto a respirare da solo e il suo adattamento fuori dall'utero materno è  completato. Tagliando il cordone ombelicale subito dopo la  nascita si interrompe il passaggio del sangue tra madre e bambino e  si separa il bambino dalla placenta ancora funzionante.

Questa pratica, a cui abitualmente si assiste in sala parto, appare insensata, affrettata, errata.   La raccolta del sangue cordonale e la sua conservazione in banche per un dubbio suo futuro utilizzo hanno un valore puramente speculativo. Le cellule staminali del cordone del bambino, se lasciato integro fino a che cessa di pulsare, migrano naturalmente dalla placenta nel corpo del bambino. Si parla di autotrasfusione originaria o trapianto autologo. Il trapianto autologo di cellule staminali è tipico dei mammiferi.

Lasciare il cordone intatto, senza amputarlo, prima di essere certi che il  bambino abbia ricevuto l’intera scorta del suo sangue è essenziale.

E' idea comune ritenere che la pratica del taglio precoce sia innocua per la madre e per il bambino. Ma dopo la nascita il cordone ombelicale continua a pulsare perché la placenta continua il suo lavoro di supporto fino a quando il neonato non è in grado di respirare e di ricevere l'ossigeno dai suoi polmoni e non più dalle arterie ombelicali. L'ostetrica con cui è nata Emma ci diceva durante gli incontri pre-parto che la placenta è una sorta di doppia possibilità che il neonato ha per sopravvivere: appena emerso dal canale del parto egli infatti ha la possibilità di essere ossigenato e nutrito ancora per un po' mentre intanto inizia a respirare.

Il bambino a cui viene reciso subito il cordone è privato della sua fonte di ossigeno ed è costretto a compiere
il primo respiro troppo in fretta facendo arrivare l'aria bruscamente nei polmoni. Questo comporta un inteso bruciore alle vie respiratorie: ecco il pianto disperato, quel pianto e quel viso contratto che siamo abituati a ritenere normale. Ma se si attende che che il cordone ombelicale abbia smesso di pulsare si osserva il primo respiro  sul viso disteso e sereno del neonato rispettato nei suoi tempi.

Rispettare i tempi del parto e ritardare il taglio del cordone fa sì che quel sangue così prezioso arrivi al neonato: si tratta di un sangue ricco di cellule staminali, ossigeno, ferro, globuli rossi e ormoni materni, fondamentali per il primo attacco al seno.

E' dunque importante che ogni donna abbia chiari questi aspetti della nascita e pretenda che i tempi fisiologici siano rispettati.


Segnalo questo articolo di Oggiscienza molto interessante ed esaustivo:  Tutte le bugie delle banche private del cordone.


venerdì 16 novembre 2012


{this moment}

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{this moment} - A Friday ritual. A single photo - no words - capturing a moment from the week. A simple, special, extraordinary moment. A moment I want to pause, savor and remember.

If you're inspired to do the same, leave a link to your 'moment' in the comments for all to find and see.

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post ispirato da SouleMama




mercoledì 14 novembre 2012

La nostra esperienza con i pannolini lavabili - parte prima


La nostra esperienza con i pannolini lavabili è iniziata quando Emma aveva poco meno di due mesi. Abbiamo preso in prestito un kit di pannolini attraverso il comodissimo servizio di pannolinoteca Kemate.  Emma era ancora uno scricciolo, i pannolini erano enormi perché taglia unica... Li abbiamo comunque provati e abbiamo capito che usare i pannolini lavabili era una cosa assolutamente fattibile. Appurato questo, si è aperto un immenso capitolo: quali pannolini scegliere?

Ho iniziato a leggere qua e là per districarmi tra i nomi, i tipi, le caratteristiche, e poi le varie marche, i tessuti... insomma un mare di informazioni in cui non è semplice raccapezzarsi. Dopo il primo round di ricerche, abbiamo stabilito che:

  • non esiste un unico pannolino, non esiste il miglior pannolino, ma vari tipi a seconda di mamma e bambino e a seconda del bisogno;
  • meglio, per noi, i pannolini a taglie, perché il taglia unica risulta troppo ingombrante;
  • meglio iniziare a usare i pannolini lavabili con calma, provando pochi pannolini diversi, per capire quali scegliere.
  • AllInOne e pocket facevano per noi, mentre abbiamo scartato ciripà, prefold (anche se poi ho cambiato idea) e fitted. **vedi sotto il Piccolo vocabolario di sopravvivenza per aspirante ecomamma

Abbiamo ordinato i nostri primi lavabili sul sito BabyKind, che restituisce il 70% del prezzo dei pannolini prova se li rimandi indietro. Quattro pannolini diversi, per avere una prima scelta e iniziare a farci un'idea:

Swaddlebees: pocket, esterno pul, interno velour di cotone, inserto in microfibra.
Non ci è piaciuto. Taglia troppo piccola, vestibilità troppo slim, assorbenza discreta.

Charly Banana: pocket,  esterno pul, interno micropile, inserto microfibra.
Ci è abbastanza piaciuto. La vestibilità è ottima, l'assorbenza mediocre, a causa dell'inserto in microfibra. Ho capito che gli inserti in microfibra assorbono pochissimo. Possono comunque essere utili in alcune occasioni o semplicemente come rinforzo.

Teenyfit Totsbots: AIO, esterno pul, interno velour di cotone, inserto in bamboo.
Non male come pannolino, ma la taglia è troppo piccola. Teenyfit  è un pannolino per neonati e veste veramente piccolo, quindi ha un uso troppo limitato nel tempo. Non esistono però le taglie, c'è Easyfit che è taglia unica.

RealEasy: AIO, esterno pul o minkee (tessuto morbido tipo vellutino), interno micropile, inserto cotone bio.
Si è rivelato il pannolino migliore. Ottima assorbenza, ottima vestibilità, comodo da usare.

Dopo alcuni giorni di prova abbiamo deciso di rimandare indietro Totbots e Swaddlebees e di fare un ordine consistente di RealEasy, che ci hanno regalato i nostri amici!!!

Nel frattempo ho anche ordinato un Little Lamb (pocket, interno micropile, esterno pul, inserto bamboo). L'inserto assorbe tantissimo, ma 'si fa' dopo molti lavaggi, per cui all'inizio è un po' scomodo da usare e non assorbe benissimo. La vestibilità di questo pannolino invece non mi è piaciuta, soprattutto perchè è troppo stretto nel giro coscia.

Continuando con la nostra ricerca per arrivare a una scelta soddisfacente abbiamo deciso di provare anche i lavabili Coop (prefold di cotone più mutandina di cotone impermeabile). Ho cercato un po' di opinioni in merito e ho trovato unanimità nel definire buono il cotone dei pannolini e pessima la mutanda. E' vero: il cotone è ottimo, mentre la mutanda è larghissima nel giro coscia, ma in generale non è male. E' bastato correggere il giro coscia ripassandolo con del filo elastico e la mutanda è diventata perfetta. Niente male i prefold! Comodi da usare, veloci da asciugare e si prestano a un doppio uso: da soli con la mutanda o come inserto dei pocket, a seconda dell'occorrenza. In più sono super economici.

 ... continua ...


** Piccolo vocabolario di sopravvivenza per aspirante ecomamma:

AIO: AllInOne oppure TuttoInUno, lo dice la parola: parte assorbente e mutanda sono uniti. E' il pannolino più simile all'usa&getta per comodità e semplicità nell'utilizzo.

Pocket: pannolino a tasca in cui si inserisce l'inserto assorbente.

Ciripà: striscia di maglina di cotone che si piega in due e che si avvolge intorno alla vita del bambino grazie a dei lacci . All'interno viene messo un inserto assorbente e all'esterno una mutandina impermeabile.

Fitted: pannolini di tessuto assorbente che si indossano come gli usa&getta e ai quali va abbinata una mutandina impermeabile.

Prefold: rettangolo di tessuto più spesso al centro e meno ai lati. Si usano ripiegandoli in vari modi e necessitano della mutandina impermeabile.


lunedì 12 novembre 2012

Perché usare i pannolini lavabili


I motivi per cui scegliere di usare i pannolini lavabili sono molti, ecco i nostri:

Sostenibilità
I pannolini usa e getta tradizionali sono altamente inquinanti a partire dalla fase di produzione fino alla fase di smaltimento. Ogni bimbo produce mediamente una tonnellata di pannolini usati, che corrispondono a circa 4500-5000 pannolini. Ogni giorno in Italia vengono utilizzati almeno sei milioni di pannolini usa e getta, che in un anno corrispondono a 2 miliardi e 190 milioni di pannolini di plastica. Il loro tempo di decomposizione varia da 200 a 500 anni. I pannolini usa e getta rappresentano il 20% circa dei rifiuti nelle discariche.

Motivi etici ed educativi
Riutilizzare e non buttare è un principio che applichiamo a tanti altri settori della vita. Utilizzare un pannolino che si rinnova è importante per noi perché attraverso la pratica quotidiana passiamo un messaggio forte, a noi stessi, a nostra figlia e a chi ci è vicino.

Igiene
I pannolini usa e getta, essendo rivestiti da un film plastificato, impediscono la normale traspirazione della pelle. I pannolini usa e getta sono costituiti da composti sintetici con effetti tossici, che rimangono a contatto con la pelle del bambino per anni. I pannolini tradizionali esplicano la loro azione quotidiana rilasciando sulla delicata pelle dei bambini le sostanze chimiche di cui sono composti.

Risparmio 
Esistono varie tipologie e fasce di prezzo di pannolini lavabili: a seconda del pannolino che si sceglie si va da una spesa minima di 2 euro ai 25 euro dei pannolini più tecnici. Per un utilizzo esclusivo di pannolini lavabili occorre un kit di almeno 15-20 pezzi, e, ad eccezione dei pannolini a taglia unica, occorrono almeno 2 kit completi di pannolini per ogni taglia. La spesa per i lavabili è dunque nell'ordine delle centinaia di euro.
Le famiglie che comprano pannolini usa e getta spendono  invece complessivamente di più, in quanto un bimbo in media consuma settimanalmente un pacco da 10 euro, cioè almeno 500 € all'anno. Pertanto una famiglia che utilizza pannolini tradizionali spende in media il doppio di che usa quelli lavabili. A ciò si aggiunge la possibilità di ammortizzare ulteriormente il costo dei lavabili, utilizzandoli anche per i fratellini. 


venerdì 9 novembre 2012

{this moment}

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{this moment} - A Friday ritual. A single photo - no words - capturing a moment from the week. A simple, special, extraordinary moment. A moment I want to pause, savor and remember.

If you're inspired to do the same, leave a link to your 'moment' in the comments for all to find and see.

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post ispirato da SouleMama



mercoledì 7 novembre 2012

Il parto naturale oggi è una scelta


In molti paesi oggi il parto naturale è una scelta più che una realtà. Si registrano percentuali altissime di ricorso al taglio cesareo, considerato non più in termini di urgenza in caso di gravi complicazioni durante il travaglio ma in senso preventivo, come sinonimo di nascita sicura. 

Nei reparti di maternità troppo spesso si ricorre alla somministrazione di ossitocina sintetica per accelerare il travaglio, l’episiotomia viene praticata pressoché di routine per agevolare la fase espulsiva, l'analgesia epidurale è richiesta da un numero sempre crescente di donne per evitare i dolori del parto. Troppo spesso il cordone ombelicale viene tagliato immediatamente, mentre viene stimolata l'accelerazione della fase di secondamento attraverso l’ulteriore somministrazione di ossitocina sintetica.

Non è certo un caso che le donne abbiano sempre maggiori difficoltà a partorire, alimentando il circolo vizioso degli interventi medici, del ricorso al cesareo e a farmaci durante il travaglio.

Il parto e la nascita hanno rappresentato per generazioni di donne l'espressione della loro forza e di tutto il potenziale del corpo femminile. Il parto è una crescita, è un percorso biologico che non prevede e non richiede " interferenze ". E' in coincidenza di interventi invasivi non richiesti ed inutili che aumenta il rischio di patologie e la necessità di ricorrere al taglio cesareo.

E' possibile che ci siamo allontanati così tanto dalla natura da non essere più in grado di fare cio' che il nostro corpo di femmine mammifere è programmato biologicamente per fare?


La maggior parte delle donne può partorire il proprio bambino senza complicazioni o bisogno di interventi.

Avvicinarsi all’idea di un parto naturale significa promuovere il proprio stato di salute e quello del bambino, significa poter vivere con pienezza la trasformazione più grande della vita. 

Le donne che scelgono un parto naturale non sono masochiste che vogliono soffrire o mettere in pericolo il proprio bambino. Sono donne che decidono di essere protagoniste della loro esperienza, scegliendo in maniera consapevole e informata le professioniste da cui verranno assistite e sostenute, e il luogo più appropriato per la nascita del bambino.

Il parto è un processo involontario che non deve essere disturbato. Ogni mammifero cerca intimità, protezione, cerca un luogo appartato e sicuro per lasciare che il processo di trasformazione progressiva avvenga, in sintonia con il proprio corpo.  Disturbare il ritmo del travaglio e del parto significa disturbare il suo normale decorso.

L'ambiente medicalizzato e la messa in atto di interventi superflui come l’episiotomia, le posizioni forzate per il travaglio e il parto, l’uso routinario dell’ossitocina sintetica, aumentano la possibilità di ricorso ad un parto operativo o un taglio cesareo. Questa realtà, che è diventata norma, non solo comporta inutili complicazioni per la mamma e il bambino, ma disturba e rende più difficile il fragile processo di interazione tra mamma e bambino, disturba l'avvio dell'allattamento, disturba l'instaurarsi del legame di attaccamento profondo tra il bambino e i suoi genitori. 


martedì 6 novembre 2012

Aridità


Oggi sono andata dal dentista mentre Emma è andata a passeggiare con la nonna. A un certo punto Emma si è spaventata, ha iniziato a piangere e la nonna, non riuscendo a calmarla, ha pensato di venire dal dentista, che peraltro conosceva. E' venuta alla clinica, ha chiesto alla reception di portare la bambina alla sua mamma, poi ha bussato ed è entrata. Io ho aspettato che il dentista finisse quello che stava facendo,  mi sono alzata dalla poltrona e ho preso in braccio Emma. Dopo che la piccola si è un po' tranquillizzata sono tornata sulla poltrona perché il dentista finisse il lavoro, ma Emma ha ricominciato a piangere disperata nella sala d'attesa. Il dentista si è messo allora a  pontificare sul fatto che i bambini debbano imparare a calmarsi e a non piangere  (Emma ha 7 mesi), sul fatto che era la prima volta che gli capitava una cosa simile, che era assurdo che un bambino piangesse in quel modo, che se sei in ospedale a fare la colonscopia mica ti possono portare il bambino dentro e ovviamente sul fatto che è inammissibile che un bambino si calmi solo in braccio a sua mamma ma deve essere in grado di calmarsi da solo e di stare con qualcun altro. Io mi sono subita questo sproloquio con le sue mani in bocca, mentre Emma urlava. Con grande calma gli ho poi detto che non me ne fregava niente che fosse la prima volta che gli capitasse e che se la bambina era inconsolabile la nonna aveva fatto benissimo a portarla dentro affinché io la calmassi. A quel punto lui mi ha detto di trovarmi un altro dentista e che non aveva intenzione di finire il lavoro. Me ne sono andata accompagnata dall'assistente che si scusava con me e con la nonna. 

Cosa è successo veramente? E' successo che il pianto di una neonata da' scandalo. E' successo che la naturalezza di una mamma e di una nonna da' scandalo. E' successo che siamo state maltrattate gratuitamente    da una persona arida. 


mercoledì 31 ottobre 2012

Il cesto dei tesori


Il cesto dei tesori di Emma è nato un po' per caso. Sin da quando era piccolissima mi è venuto spontaneo offrirle esperienze sensoriali diverse: detto così sembra chissacché, ma mi riferisco semplicemente a farle annusare un fiore o un rametto di menta,  sfiorale le mani o il viso con una stoffa, farle toccare l'erba del prato. Così quando Emma ha cominciato a stare da sola a terra, verso i 5 mesi, è stato naturale darle la possibilità di scoprire cose diverse che fossero alla sua portata. Abbiamo iniziato con un giornale da stropicciare e pezzetti di stoffa. Poi si sono aggiunti tanti altri oggetti che per comodità ho messo in un cesto. Ecco qua il cestino dei tesori! Solo allora, leggendo questo post di Claudia de La casa nella prateria, ho saputo che avevamo creato un cesto dei tesori!

Il cesto dei tesori, ideato da Elinor Goldschmied, è un gioco, o meglio un’esperienza, dedicata ai bimbi dai 6 ai 12 mesi circa, ossia da quando iniziano a stare seduti stabilmente a quando sviluppano l’interesse per la deambulazione.


L’esperienza del cestino dei tesori si sviluppa attraverso i sensi. L’uso del cestino dei tesori è uno dei modi per assicurare ai nostri bambini una ricca esperienza in una fase in cui il loro cervello è predisposto a ricevere, a sviluppare connessioni e a utilizzare le informazioni raccolte.  Si tratta propriamente di un cesto colmo di oggetti di varia natura, di uso quotidiano e non strutturati, ossia non giocattoli. La parola d’ordine è ‘varietà’. Il cestino infatti deve contenere oggetti d’uso comune che stimolino i 5 sensi e che siano i più diversi e vari per quanto riguarda forma, colore, peso, materiale, odore, sapore, consistenza , rumore, superficie…

Il bambino, seduto di fronte al cesto ha la  massima libertà di esplorare gli oggetti che preferisce: gli oggetti vengono afferrati, toccati, passati da una mano all'altra e portati alla bocca; esaurita l'esplorazione di un certo oggetto, il bambino ne sceglierà un altro. Il ruolo dell'adulto in questo gioco è quello del mero osservatore, la nostra presenza ha lo scopo di garantire serenità senza intervenire. Durante il gioco col cesto dei tesori i bambini dimostrano una grande capacità di concentrazione e coinvolgimento.
Il cesto di Emma è sempre in progress. Il contenuto varia a seconda dell'interesse e dei giorni che passano. 

Ecco alcune idee per il contenuto: conchiglie, grandi piume, una mela, una piccola spugna naturale, pietra pomice, tappi di sughero, nocciolo di avocado, un gomitolo di lana, un pezzetto di carta vetrata, vari campioni di stoffa (jeans, velluto, feltro…)  anelli di vario tipo legno, metallo, osso), un pennello da barba, un pennello per dipingere, scatoline, sonagli di vario genere, un portauovo, una palla da rammendo, cucchiai di varie misure, un piccolo imbuto, un pallina di carta stagnola,  catenelle di una certa lunghezza, pelle, lana, pelliccia, sacchetti di stoffa con fiori di: lavanda, rosmarino, timo, chiodi di garofano, mollette da bucato,  un'armonica, interno dei rotoli di carta igienica, maracas, pannocchia secca di mais, pallina di carta da forno, pigne, un colino...



Tutti questi oggetti offrono una enorme varietà di stimoli ai cinque sensi: al tatto, grazie alla diversa forma, consistenza, superficie e peso degli oggetti; all’olfatto, attraverso i vari odori dei materiali; all’udito, attraverso i rumori e i suoni diversi dati dalla manipolazione degli oggetti; alla vista, grazie al colore, alla forma e a tutte le caratteristiche specifiche degli oggetti; al gusto, attraverso tutti i sapori diversi dei materiali offerti.



giovedì 25 ottobre 2012

Io mi svezzo da sola: riflessioni ed evoluzioni


Il nostro svezzamento continua. Dopo un mese di assaggi e pappe ecco le nostre riflessioni in merito all'autosvezzamento. Credo che questa modalità sia perfetta come approccio generale al cibo, al cibo che c'è in tavola. Assaggiare tutto, maneggiare tutto: è un ottimo principio e uno stimolo per i genitori a portare in tavola solo prodotti sani. Ma alimentarsi è un'altra cosa. 

Alimentarsi significa avere cura nella scelta e nella preparazione dei cibi, a seconda delle nostre esigenze. L'alimentazione di un neonato ha determinate esigenze. E' vero che un neonato può e, secondo me, deve assaggiare tutto, ma è anche vero che se vogliamo proporre un pasto al nostro cucciolo, be' non possiamo  limitarci a qualche assaggio dal piatto di mamma e papà. 

L'alimentazione per me è cura. Cura di sé. Cura nella scelta degli alimenti, nella loro combinazione e preparazione. Credo che questa attenzione vada riportata anche nella proposta alimentare che facciamo ai nostri pargoli, a fianco del latte di mamma che continua a essere l'alimento principale e amato. Tritare la mia pasta al sugo o il mio farro integrale con verdure non rappresenta secondo me la giusta via verso l'alimentazione complementare. E' importante sapere ciò di cui un bimbo ha bisogno, ma anche ciò di cui non ha bisogno o addirittura può causare problemi. Troppo integrale o troppe verdure per esempio, apportano una quantità di fibre che non è tollerata da un piccolo corpicino di lattante e causa molto spesso stipsi o disordine intestinale (ne abbiamo le prove!!...) La fibra è assente nel latte materno: ecco un semplice indicatore che però dice molto. 

Questa ad ora è la nostra esperienza: Emma è sempre libera di assaggiare e manipolare il cibo che c'è in tavola. Io le propongo la pappa che attualmente consiste in brodo di verdure, cereale (farina di riso, farina di mais, quinoa...), olio extravergine e a volte legume (per ora lenticchie decorticate) oppure a volte parmigiano. Mela cotta a merenda, se le va. E latte, tanto tanto latte.

Questo post partecipa al blogstorming.


martedì 23 ottobre 2012

Linee guida per il ricorso al taglio cesareo: un passo verso l'assistenza alla nascita non medicalizzata



L'Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato nel gennaio 2012 le nuove Linee guida in merito all'appropriatezza delle pratiche chirurgiche nell'assistenza alla nascita, ossia il ricorso al taglio cesareo durante il parto. 

In Italia si taglia troppo: il ricorso al taglio cesareo è frequentissimo, si è passati dall'11% del 1998 al 38% del 2008. Davvero tanto rispetto alla media europea che registra valori inferiori al 30% (15% in Olanda, ma si sa, l'Olanda è l'Olanda!...). L'Oms stima intorno al 10-15% la reale necessità di eseguire un taglio cesareo.   Perché allora si ricorre così spesso alla chirurgia?

Si tratta di un fenomeno molto complesso e per iniziare ad invertire questa tendenza bisognerebbe agire su più livelli: rivedere l'organizzazione dei punti nascita, disincentivare gli eccessi di medicalizzazione, formare gli operatori sanitari per modificarne i comportamenti, coinvolgere in un dibattito attivo le donne e le coppie che  stanno vivendo l'esperienza della maternità. 

La gravidanza non è una malattia. Il parto non è un evento che necessita di cure mediche: l'assistenza alla nascita non medicalizzata è un valore e come tale dovrebbe essere diffuso tra gli operatori. Il percorso di una  gravidanza fisiologica non può e non deve essere il medesimo di una gravidanza a rischio. 


La novità più grande che apportano le linee guida riguarda l'aver evidenziato come alcune pratiche che si effettuano nel corso dell'assistenza al travaglio possano rendere più o meno probabile il ricorso al taglio cesareo. Si può, ad esempio, rendere meno frequente il ricorso al taglio cesareo evitando l'induzione del travaglio prima delle 41 settimane, ma anche offrendo un  sostegno emotivo continuo durante il travaglio, riducendo così non solo la probabilità di taglio cesareo, ma anche quella di parto operativo, ventosa, o altri interventi medici tipo analgesia o anestesia. 

Questo apre uno spiraglio importante: tali riflessioni e buone pratiche dovrebbero essere diffuse, conosciute e applicate da più professionisti possibili in modo tale da  creare un clima di attenzione maggiore all'evento del parto nella sua fisiologia. 

Anche le donne e le coppie dovrebbero fare la propria parte: conoscere la fisiologia della gravidanza e del parto, informarsi per avere strumenti di orientamento e di consapevolezza, sapere che la maternità non è una malattia, ma una fase della propria vita, come la sessualità o l'allattamento, avere fiducia nelle capacità del proprio corpo di far fronte agli eventi che lo vedono protagonista.


giovedì 18 ottobre 2012

Leggere per...


Leggere per il piacere di farlo 


Leggere per – Un’iniziativa Equazioni.org per trasmettere e diffondere l’amore e l’importanza della lettura

lunedì 15 ottobre 2012

Cosleeping, la nostra scelta


Abbiamo dormito insieme dalla prima notte e continuiamo a farlo. Ora Emma ha il suo spazio, ossia il suo lettino, attaccato al nostro, tipo sidebed. Questa è stata la naturale evoluzione. Condividere il letto era infatti diventato scomodo per tutti, per cui abbiamo deciso di aumentare gli spazi senza rinunciare a dormire insieme. Emma dorme nel suo lettino, da quando ha 5 mesi circa, la prima parte della notte e poi rotola puntualmente nel nostro!

Dormire vicino al proprio piccolo è una scelta totalmente personale. Nel prendere questa scelta concorrono vari fattori, prima di tutto un fattore culturale. Nella nostra società a basso contatto, dove spesso si pratica la  separazione mamma-bambino, dormire vicino al proprio piccolo è considerato sbagliato e anche  dannoso, oltre che pericoloso. 


In tantissime culture nel mondo è esattamente l'opposto. E' assolutamente impensabile e sconsigliato dormire lontano dal proprio bambino. Il bed-sharing, ossia condividere il letto con il bambino, è praticato nel 90% delle popolazioni al mondo*.  Ecco alcuni dati dell'incidenza del cosleeping nel mondo: Italia 5%, Francia 9%, Svezia 25.9%, Germania 25%, Corea 88.2%, Giappone 59%, Inghilterra 65%, India 92%.**

Credo comunque che si di una scelta che ognuno debba prendere liberamente, sentendo cosa è meglio per sé e per il proprio bambino.


Noi abbiamo scelto di dormire vicini perché questo ci fa sentire bene. Dormire vicini è anche molto comodo per allattare o per gestire i risvegli notturni. 

Noi non potremmo fare altrimenti. E voi, dormite con i vostri bambini?

* Mosko S, McKenna J, Dickel M, Hunt L. Parent-infant co-sleeping: the appropriate context for the  study of infant sleep and implications for sudden infant death syndrome research. J Behav Med  1993;16:589-610.

** International Child Care Practices Study: infant sleeping environment. Nelson EA, Taylor BJ, Jenik A, [...] Department of Paediatrics, The Chinese University of Hong Kong, 6/F Clinical Science Building, Prince of Wales Hospital, Shatin, Hong Kong, People's Republic of China. tony-nelson@cuhk.edu.hk

Cosleeping sì o no: i pro e i contro del dormire insieme ad un bambino. A cura dell'Associazione Culturale Pediatri dell'Ovest



giovedì 11 ottobre 2012

Leggere per


Leggere per rinnovare le proprie passioni.


James Joyce, Ulisse, traduzione italiana a cura di G. de Angelis, Milano, Mondadori, 1991

Leggere per – Un’iniziativa Equazioni.org per trasmettere e diffondere l’amore e l’importanza della lettura.


mercoledì 10 ottobre 2012

Portare i piccoli: celebrating the International Babywearing week


In questi giorni si celebra la settimana internazionale del babywearing con tanti eventi in Italia e all'estero per promuovere e diffondere la pratica del portare i propri bambini.

Portare i propri piccoli per noi significa scegliere di stare loro vicino, di consentirgli di partecipare alla nostra vita, di coinvolgerli nelle attività quotidiane, di tenerli vicini.



Significa offrire contatto, calore e sicurezza. Significa far sì che i nostri corpi si scambino amore e vicinanza. 

Portare i propri piccoli significa muoversi comodamente e agevolmente insieme.




Portare i propri piccoli è una scelta che tutti possono condividere: mamme, papà, nonni, zii, amici. Tutti possono portare e tutti possono beneficiare dell'intenso interscambio tattile che si instaura tra portato e portatore.

Avete mai notato che quando qualcuno prova a portare il vostro cucciolo, non lo mollerebbe più? Portare fa stare bene, dà piacere a chi porta e immagino anche a chi è portato.




















Portare il proprio piccolo significa per mamma e bambino elaborare gradualmente il distacco  in una simbiosi che continua anche dopo il parto. 

Portare il proprio piccolo significa rispondere prontamente ai suoi bisogni, significa stabilire un rapporto di comprensione tattile, assai più efficace della comunicazione visiva e di quella verbale.



Portare i propri piccoli è anche faticoso. 

Portare i propri piccoli è una scelta di vita.

E voi portate o avete portato i vostri bambini? Cosa significa per voi portare?



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