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mercoledì 10 ottobre 2012

Portare i piccoli: celebrating the International Babywearing week


In questi giorni si celebra la settimana internazionale del babywearing con tanti eventi in Italia e all'estero per promuovere e diffondere la pratica del portare i propri bambini.

Portare i propri piccoli per noi significa scegliere di stare loro vicino, di consentirgli di partecipare alla nostra vita, di coinvolgerli nelle attività quotidiane, di tenerli vicini.



Significa offrire contatto, calore e sicurezza. Significa far sì che i nostri corpi si scambino amore e vicinanza. 

Portare i propri piccoli significa muoversi comodamente e agevolmente insieme.




Portare i propri piccoli è una scelta che tutti possono condividere: mamme, papà, nonni, zii, amici. Tutti possono portare e tutti possono beneficiare dell'intenso interscambio tattile che si instaura tra portato e portatore.

Avete mai notato che quando qualcuno prova a portare il vostro cucciolo, non lo mollerebbe più? Portare fa stare bene, dà piacere a chi porta e immagino anche a chi è portato.




















Portare il proprio piccolo significa per mamma e bambino elaborare gradualmente il distacco  in una simbiosi che continua anche dopo il parto. 

Portare il proprio piccolo significa rispondere prontamente ai suoi bisogni, significa stabilire un rapporto di comprensione tattile, assai più efficace della comunicazione visiva e di quella verbale.



Portare i propri piccoli è anche faticoso. 

Portare i propri piccoli è una scelta di vita.

E voi portate o avete portato i vostri bambini? Cosa significa per voi portare?



lunedì 1 ottobre 2012

Contatto continuo e libertà tra i Fore della Nuova Guinea

http://jamesmorganphotography.co.uk/
In un  interessante saggio sui Fore della Nuova Guinea, l'antropologo Richard Sorenson descrive come i bambini più piccoli restino in contatto corporeo quasi continuo con la loro madre, i loro familiari o le compagne di lavoro. Il grembo materno è il centro della vita infantile e i piccoli se ne stanno lì a succhiare il latte, a dormire, e a giocare con il loro corpo o con quello della loro nutrice. Essi non vengono messi da parte nemmeno nello svolgimento delle varie attività, come la preparazione del cibo o il trasporto di oggetti . 

Restando a stretto e ininterrotto contatto fisico, i bisogni basilari dei piccoli - riposo, nutrimento, stimolazione e sicurezza - vengono prontamente soddisfatti. I bambini hanno una possibilità costante di interscambio tattile, dunque ben prima di poter parlare essi comunicano efficacemente bisogni, desideri e sentimenti alle persone che si occupano di loro tramite il tatto e il movimento fisico.

Questo costante linguaggio del contatto rende facile e immediata la soddisfazione dei loro bisogni. La comunicazione tattile anticipa la capacità di parlare e stabilisce un modello di rapporto umano che è alla base dello stile di vita fore.

Questo modello che Sorenson chiama 'sociosensuale' crea un rapporto molto intimo, dà vita a una sorta di 'sesto senso' che lega le persone. L'economia cooperativa, le relazioni umane di tipo consensuale e non aggressivo, l'ordine sociale egualitario che caratterizzano la società fore emergono dalla condizione iniziale di relazione tattile, in cui i bambini fore sono immersi

http://www.wwf.org.au/about_us/how_we_work/wwf_policies/child_protection/

Un altro fattore essenziale che caratterizza la prima infanzia fore è la totale libertà concessa al bambino di esplorare secondo la sua iniziativa e i suoi interessi. Quando i piccoli cominciano a muoversi essi sono lasciati totalmente liberi di esplorare gli oggetti che li attraggono. 
Sviluppandosi senza alcuna interferenza o sorveglianza, questa ricerca esplorativa personale si imbatte liberamente in tutto ciò che sta attorno al bambino, comprese asce coltelli, machete e fuoco. I bambini piccoli esplorano in maniera indipendente senza mai farsi male e anche questa abilità secondo Sorenson deriva dall'ambiente di stretta vicinanza fisica e di interazione tattile.

http://www.cafescicolorado.org/Tracer.htm
Essendo in contatto fisico costante con persone impegnate nei compiti quotidiani, i bambini sono circondati da continue possibilità di esperienza cinestetica. Elementi costitutivi di questo processo di apprendimento sono il tono muscolare, il movimento, l'atteggiamento; non l'istruzione formale.

L'attività esplorativa  dei piccoli comprende un frequente ritorno a una delle 'madri', che fungono da base domestica fonte di sicurezza e di incoraggiamento, ma mai di restrizione o di inidirizzamento dell'esplorazione. Questa 'base umama' non è esigente nè restrittiva, cosicchè i bambini non hanno alcun bisogno di scappare, come a volte capita nella nostra società. 

L'approccio non autoritario dei Fore all'allevamento dei bambini secondo Sorenson sorregge la loro esistenza pacifica, forgiando una personalità esplorativa e non repressa. 

Certo non abitiamo nella foresta della Nuova Guinea, ma credo sia possibile anche per noi ciò che i Fore praticano abitualmente: contatto continuo con i nostri bambini e libertà nella loro espressione e nel rispetto del naturale dispiegarsi della loro iniziativa e indipendenza.

fonte Cooperazione e libertà tra i Fore della Nuova Guinea, Richard Sorenson, in Il buon selvaggio. Educare alla non aggressività, a cura di Ashley Montagu, 1999, Editrice A coop. sezione Elèuthera, Milano



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