Vedere il parto come un processo involontario che mette in gioco le strutture primitive del cervello, quelle particolarmente sviluppate nei mammiferi, è in contrasto con il luogo comune secondo il quale la donna impara a partorire. Questa interpretazione permette inoltre di capire che non si può aiutare attivamente una donna a partorire. Non si può aiutare un processo involontario. Si può solo cercare di disturbarlo il meno possibile.
Ciao, sono assolutamente d'accordo con te! Quando due anni fa ho avuto la mia bimba, non ho seguito nessun corso - volutamente - e letto nessun libro che mi "insegnasse" a partorire. Sapevo che il mio istinto avrebbe fatto da sè e così è stato. Nel regno animale le femmine che sanno di dover partorire si allontanano dal gruppo, si isolano. Per loro niente lettini, niente corde a cui aggrapparsi, niente palloni su cui sedersi, niente posizioni stupide. Si immobilizzano e basta, perché l'immobilità è l'unico modo per non aumentare il dolore, ma anzi, lo riceve, lo accoglie e poi lo lascia andare...Avrei tante cose da dire ancora..eh eh eh!! Comunque complimenti per il tuo blog, è molto bello!!
RispondiEliminaPurtroppo sono ancora poche le donne che la pensano come noi, e troppe sono coloro che si affidano ciecamente alla medicalizzazione totale del parto, non fidandosi di se stesse e del proprio istinto. Peccato...
EliminaComplimenti a te per la tua avventura vegana! Io sono stata vegetariana tendente al vegan per 8 anni e sono tornata onnivora da 4 (facendo comunque tesoro dell'esperienza veg). Questa è stata la mia crescita, ma ammiro chi porta avanti il veganesimo: buona fortuna!
Ognuno ha un suo percorso da seguire, probabilmente il tuo era un altro...forse proprio quello inerente al parto naturale, quindi...in bocca al lupo! Ti verrò a trovare spesso!
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